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2  E t'avviasti all'umile
Cenobio di Fantino,
ivi chiedendo in lacrime
quel pascolo divino,
che sol acqueta l'anime
dall'ansie di quaggiù.

3  Chi dir potria gl'innumeri
digiuni e i tormenti
con cui dava a lo strazio
le carni sue innocenti?
Chi le potratte veglie,
le lacrime, e i sospir?

4  E quivi ora più immergesi
nel meditar frequente,
or fa echeggiar di cantici
sublimi la silente
pace notturna, e libera
l'anima si eleva al ciel.

5  Vinto e scorato Satana
le man si morde e rugge
di rabbia; indi qual folgore
da Celleran sen fugge,
e Nicodemo un cantico
innalza al suo Signor.

6  La fama di quest'inclito
anacoreta scorre
di terra in terra, e il Calabro
popolo ai piedi accorre
di lui che a tutti rendesi
angel consolator.

7  Il pianto terge a l'orfano,
la vedova conforta,
al suo comando i demoni
lascian gli ossessi, e porta
ovunque pace e gaudio,
amor, speranza e fé

8  Ed ancor tu degli Arabi
predoni in man cadesti
coi fidi tuoi discepoli;
ma al tuo pregar vedesti
gli empi fra lor trafiggersi,
liberi i prigionier.

9  O fortunato monte!
Tu serbi le vestigia,
ricordi i suoi miracoli,
le croci e lo splendore,
da te l'alma sua angelica
in seno a Dio volò.

10  E allor che il nostro spirito
del suo corporeo velo
sciolto ne andrà, ricevilo
fra le tue braccia, e in cielo
nel sempiterno gaudio
insieme a te vivrà.

     

Riadattamento musicale ed esecuzione a cura di Annalisa Barillaro.
Le strofe che non sono in linea con la storia del Santo non sono state incluse in questo testo.

Santuario San Nicodemo di Mammola - Diocesi di Locri-Gerace - Monte Lìmina
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